Ciao ragazzi! Come state? Siamo nel pieno delle festività natalizie, e Fattorie Musicali ha in serbo una nuova sorpresa per voi. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con i DesertMotel, band indie della provincia di Latina. La loro musica ha sonorità tipicamente statunitensi, e tutto il resto... è scritto qui sotto. Pronti? Via!  Sante Alagia
1) DesertMotel! Presentatevi agli amici di RadiostarTV!
Ciao! Siamo i Desert Motel, veniamo dalla provincia di Latina, suoniamo un indie misto a tante altre cose dal sapore prevalentemente americano, ma soprattutto, ci piace l'idea di potervi raccontare qualcosa di questo impasto di musiche e persone.
2) Perché avete scelto questo nome?
Cristiano: Nell'autunno del 2006 si è creato un nucleo di musicisti della zona di Aprilia - città in cui viviamo - molto simile ad un collettivo; condividevamo una saletta e capitava di essere sempre lì insieme a qualcuno dei nostri amici, a discutere di musica. Nello stesso periodo Io e Fabrizio eravamo in giro, in qualità di curatori della scenografia, per la tournée musical teatrale di Marco Conidi, chiamata “Protetto da un angelo Maleducato”. La sera dell'ultimo spettacolo, con tutte le cose accatastate sul palco, pronte ad essere portate via, ci siamo guardati intorno e ci siamo resi conto che tutto quello che ci stava succedendo – il collettivo, il fatto di essere in giro, conoscere continuamente persone e, inevitabilmente, le loro storie – era qualcosa di assolutamente straordinario. Per certi versi sembrava di essere fermi all'incrocio di decine di strade. Quando abbiamo deciso di mettere mano alle canzoni messe da parte negli anni, ci è sembrata perfetta l'immagine di quei motel che si vedono nei film, sperduti in mezzo a chilometri di nulla, che si fanno crocevia di percorsi e storie. Desert Motel è il nostro piccolo crocevia umano e musicale, il punto in cui sono confluite (e continueranno a farlo) le cose che ci sono capitate; un punto di osservazione sul nostro modo di guardare e vivere la musica e le cose di cui parliamo nelle canzoni.
3) Parlateci del vostro percorso artistico, alti e bassi compresi
Cristiano: a guardare indietro adesso, a differenza di tante altre esperienze in vari gruppi, con i Desert non ho vissuto in maniera tremenda la fase iniziale, quella in cui parti e sei un perfetto sconosciuto, in cui hai tutto da guadagnare e devi in qualche modo sudartelo. Generalmente è il momento più difficile di ogni band, invece, per come lo ricordo io – magari sto solo romanzando un ricordo – anche l'inizio, è stato un periodo pieno di cose notevoli che a volte mi sembra persino di aver perso col tempo. Abbiamo affrontato la cosa nel modo più naturale possibile, abbiamo pensato unicamente a scrivere e registrare dei brani, e forse è un po' questa spontaneità a conferire tutto questo alone romantico alla questione. L'esordio nel 2007 è stato in un Lian Club (a Roma) strapieno di gente che non si trovava ovviamente lì per noi, che eravamo semplicemente l'opening act. Eravamo visibilmente agitati, ma è andata bene. Il fatto di essere nati sulla base di un progetto concreto, ovvero quello di registrare un EP, ci ha aiutato moltissimo: sono uscite le prime recensioni, abbiamo avuto buoni riscontri da parte di webzine e in qualche caso riviste cartacee; ovviamente questo ha contribuito non poco a far sì che le cose migliorassero progressivamente. C'è stato solo un periodo che sul momento mi è sembrato una fase di stallo; è stato dopo la scrittura dei primi brani che poi sarebbero confluiti in Yarn (il nostro primo album, uscito a settembre). Adesso mi rendo conto che abbiamo solo cercato di guardare altrove, abbiamo partecipato alla scrittura e all'esecuzione dal vivo delle musiche di Antigone per la compagnia teatrale Gulliver, che opera nel nostro territorio; abbiamo dato ufficialmente vita a quel collettivo di cui parlavamo sopra, partecipando alla registrazione dei lavori di altre band di amici. Ci siamo letteralmente nutriti di altre esperienze che poi si sono rivelate molto importanti quando abbiamo deciso di registrare l'album, magari poteva sembrare di aver mollato la presa sul lavoro prettamente inerente ai Desert, fortunatamente non è stato così: Yarn è stato pubblicato dopo un'estate per noi intensa e pregna di partecipazioni a serate importanti, su palchi importanti, soprattutto con musicisti importanti e che già stimavamo come semplici ascoltatori. Trovarci lì con loro ha spinto ancora un po' più in alto il nostro entusiasmo. Credo che in termini di alti e bassi, quello che stiamo vivendo è in assoluto il momento più eccitante per noi come gruppo. Yarn ha ricevuto una buonissima risposta, ci siamo ritrovati tra le righe di quelle che, fino a qualche anno prima, erano le nostre riviste e le nostre webzine preferite. Sono cose che ti mettono addosso l'impazienza di suonare e di scrivere nuove canzoni.
4) Qual è il genere che più vi rappresenta? In Italia è stato facile affermarvi con la vostra musica?
Fabrizio: potrei dire Indie, ma alla fine non renderebbe l'idea. Significa tutto e niente...
Cristiano: è difficile capire, tra le tante influenze, qual'è la predominante. Sicuramente siamo tutti grandi ascoltatori di musica internazionale, e forse è corretta l'impressione di molti, che sia il filone più americano, ad avere la meglio. Per quanto mi riguarda, rappresenta la parte più grande dei miei ascolti. Questo ha reso inevitabile anche l'approccio nella scrittura: la scelta di una lingua non mia, è stata anche un qualcosa di spontaneo, verso il linguaggio più familiare nei miei ascolti. Ci sono tante cose che, trovandoci in Italia, dobbiamo affrontare, la prima di tutte, il tentativo di renderci comunicativi sull'immediato, soprattutto nel live, non tutti quelli che ci ascoltano hanno accesso al significato dei testi, è anche per questo che abbiamo deciso di inserire le traduzioni nel libretto di Yarn. Siamo fermamente convinti dell'inglese, ma contemporaneamente pensiamo sia importante mettere a disposizione di tutti il proprio immaginario lirico. Parlando invece dal lato esclusivamente musicale, il genere che portiamo avanti inizia ad avere come alfieri nomi di assoluta eccellenza, nel panorama italiano: gruppi straordinari e dalla capacità compositiva eccelsa, quindi diciamo che la pista è aperta in modo egregio! Cercare di emergere è sempre molto complicato, non solo in Italia, soprattutto oggi che hai a disposizione una rete sconfinata di ottime cose da cui attingere. Procediamo un passo alla volta, c'è tanto lavoro da fare e bisogna farlo bene. Gli ascoltatori e gli appassionati di musica nella scena indie italiana sono davvero molto informati e preparati, hanno una conoscenza della proposta nazionale e internazionale generalmente molto ampia e la cosa più bella spesso è fermarsi a parlare proprio di musica, con le persone che incontri a fine serata.
5) Vi piace sperimentare per ottenere nuove sonorità?
Fabrizio: La sperimentazione è alla base del nostro processo creativo; da un lato questo è facilitato dagli ascolti completamente differenti di noi cinque, dall'altro è un attitudine quasi necessaria per il nostro modo di vivere la musica: è interessante la contaminazione con nuovi suoni o nuove tecniche.
Cristiano: E' un bel modo per cercare la forma migliore dei brani. E' come se in qualche modo avessero già il modo giusto di essere suonati, tramite la sperimentazione cerchi di avvicinarti il più possibile all'attitudine naturale delle canzoni. A volte la cogli in pieno. Lo trovo un approccio sempre valido per la composizione, anche se non mi piace quando il semplice criterio creativo diventa qualcosa di rigidamente programmato, di automatico. E' importante preservarne la flessibilità, sottolinearne le doti di opzione per dilatare le possibilità, evitando che, appunto, diventi una semplice forzatura. In fase di studio è sempre stato presente, anche solo per quanto riguarda gli aspetti tecnici, la ripresa audio, la modellazione dei suoni o cose più folli come mandare in risuonanza le corde con piccoli elettrodomestici da cucina (quello strano ronzio di corde che si sente in paperstars, ad esempio); col tempo è andato aumentando anche dal vivo – ogni tanto compaiono archetti, ferraglia e aggeggi di varia natura, oltre che naturalmente l'elettronica. E' decisamente un fronte sconfinato che non può non esercitare il suo fascino...
Roberto: credo che la sperimentazione sia il sale della vita, non solo entro i confini di uno studio o di una sala prove. La ricerca del giusto colore, del giusto impasto, è fondamentale per i desert in fase di arrangiamento. A prescindere che poi le sonorità risultanti siano sempre nuove o meno.
6) Parlateci di voi. L'uno descriva l'altro :-)
Fabrizio: Descrivere i miei compagni non è cosa facile, Cristiano è quello che conosco da più tempo - circa 20 anni - non riesco ad immaginare un gruppo in cui suonare senza di lui, oltre ai Desert Motel con lui ho condiviso tutto il mio tempo libero, diciamo che lui è la mia parte mancante, ci completiamo, lo stimo come artista, come uomo. Non mancano le litigate come nei migliori matrimoni. Massimo Gresia l'ho conosciuto grazie ai Desert Motel e diciamo che è una delle tante cose positive che i Desert hanno fatto per me, so che chi lo conosce può non credere a quello che sto per dire, ma posso affermare con estrema lucidità che, nonostante sia una delle persone più folli che io conosca, quando c'è da tirarsi su le maniche o fare un ragionamento riesce ad impressionare. Lo ammiro, ci sentiamo decine di volte al giorno anche solo per un saluto. Roberto Ventimiglia è una sicurezza, non mi importa cosa possa succede di imprevisto durante il live: quando c'è lui so che andrà tutto bene. Quanto a Simone Sciamanna, è una delle persone più intelligenti ed eleganti che io conosca, non mi stancherei mai di sentirlo parlare di cose sia tecniche che semplici cose leggere di tutti i giorni; musicalmente è quello che riordina le cose che istintivamente noi buttiamo fuori.
Cristiano: molto semplicemente, i Desert Motel sono un insieme vario di persone estremamente diverse, sia umanamente che musicalmente e che questo me li fa vivere come il miglior gruppo con cui io abbia mai lavorato. Abbiamo interessi ed approcci spesso molto diversi, ma questo, se togliamo le inevitabili frizioni sporadiche, ti offre l'opportunità di ampliare i tuoi limiti individuali: sicuramente entrano in ballo tante idee e spunti diversi dal tuo e questo è un bene.
7) Vi emoziona di più il calore del pubblico o l' esecuzione magistrale di uno dei vostri brani? Perché?
Fabrizio: Il calore del pubblico senza dubbio. La perfezione cerchiamo di raggiungerla in sala prove, proprio per riuscire ad eseguire i brani nel miglior modo possibile; sul palco poi è bene mettere da parte quell'aspetto troppo zelante che risulterebbe pesante per l'ascoltatore: sul palco preferisco che le canzoni abbiano un'anima; personalmente prediligo le emozioni e se ci scappa un piccolo errore non è un dramma, se ha dietro una grande preparazione in studio ed è semplicemente una svista.
Roberto: Direi il calore del pubblico magari davanti un'esecuzione magistrale di uno dei nostri brani! sono due aspetti, almeno secondo la mia opinione, assolutamente fondamentali. poi è chiaro che dimostrazioni d'affetto e sinceri attestati di stima sono qualcosa di difficilmente superabile, emotivamente parlando. una bella "coccola" lenisce più o meno qualsiasi possibile "stecca".
8) Quali progetti avete in mente per il futuro?
Per ora la promozione di Yarn è il punto più importante. Speriamo sempre che il calendario dei live vada a toccare posti in cui non siamo stati, perché è veramente bello farlo ascoltare ad un pubblico che magari non conosce né te, né ha mai sentito la tua musica. Oltre a questo stiamo lavorando su più fronti: alcune cose te le rivelo, per altre ti lascerò il classico “non perdete di vista il nostro sito”. Tra le cose che possiamo già dirti è che abbiamo in mente di rimetterci in studio a fine inverno per riordinare le nuove idee e magari tirar fuori un EP sulla breve distanza. Ma soprattutto che proprio in questi giorni proprio in questi giorni, dopo una breve trasferta al nord, siamo precipitati nel frenetico clima del set per il nostro secondo videoclip che uscirà a breve. Il brano sarà Flowers. Abbiamo affidato ad Ecce Studio la realizzazione e quando siamo entrati nel capannone in cui stavano girando, è stato quasi trascendentale. Una cosa immaginifica e trasudante estro artistico – Sandro e Alice di Eccestudio sono così: tu eri lì appena prima, con la pioggia e il freddo di dicembre, proprio lì fuori dal portone, poi invece, oltrepassata la porta, bam, un mondo a parte. Ci siamo divertiti tantissimo. Per le altre cose, beh... come detto... tenete d'occhio la nostra homepage, perché presto avremo un po' di dettagli in più!
9) Parlateci dell' esperienza di promozione dei vostri brani meglio riuscita.
Sicuramente il veicolo migliore per promuovere la nostra musica l'abbiamo trovato nella rete. E' anche il posto in cui noi tutti ci muoviamo per trovare cose nuove e musica da ascoltare. Ha una dimensione che non lascia troppi limiti alla creatività e all'inventiva, così puoi trasformarlo in una sorta di vetrina della tua piccola bottega: sta a te capire che spirito dare alle cose che hai dentro, e l'importante è che si rifletta in quello che comunichi all'esterno. La rete ti offre cose come le communities, non solo Facebook, ma anche quelle più settoriali, per i musicisti, per addetti ai lavori e per appassionati. Ti porta a contatto con web radio e web tv che propongono programmazioni che non hanno davvero niente da invidiare – anzi, semmai tutto da insegnare – ai grandi network, e soprattutto ascoltatori che sono lì, in quell'infinità di nomi e canzoni, a soffermarsi proprio sulla tua clip o a scriverti per avere i tuoi brani o il tuo cd. Questo è eccezionale.
10) Un sapore, un suono e una fragranza che descrivano la vostra musica.
Roberto: dipende dal singolo brano, così su due piedi non saprei darti un'indicazione generale. Mi viene in mente sicuramente una delicatezza capace, all'occorrenza, di una lieve acidità; la levità che non disdegna d'appesantirsi un poco se necessario; un colore tenue ma capace di inaspettati riflessi accesi se esposto improvvisamente alla luce diretta; una fragranza femminile, sinuosamente "donna": penso a "brugge, belgium", a "valentine's gone", a "let it shine"...
Cristiano: il sapore del risveglio al mattino, quel misto di caffè e sonno che mastichi tra i primi pensieri e l'dea barcollante del mondo che sta fuori; non so se sia realmente appropriato, però mi piace, perché il mio modo di vivere la musica è sempre in bilico tra un'attitudine più trasognata e l'intenzione di infilarla nelle cose di tutti i giorni: su di me la musica in generale ha questa facoltà di sottolinearmi la presenza di quello che mi succede intorno, di rafforzarne l'essenza, se così si può dire. Il suono di sottofondo di qualche posto appena fuori città, in cui si mescolano senza ordine preciso eventi naturali e rumori meccanici del traffico o di qualche industria distante. L'odore dei luoghi in cui si suona o semplicemente si cerca una forma a qualcosa di impalpabile che hai lì, sperando diventi una canzone: hai presente quell'odore particolare che condividono le sale prova, gli studi di registrazione, i palchi...
Sante Alagia |