Quarant’anni tra Sanguineti e canzoni d’autore  La poesia di Sanguineti, i bilanci esistenziali, l’amore e la passione, ma anche i distacchi, il rapporto con il sacro e la spiritualità. “Novembre”, l’ultimo disco del cantautore romano Massimiliano D’Ambrosio, è quello della maturità. Un racconto di una prima parte di vita che si ferma a “Novembre”, al prossimo novembre, ovvero alla vigilia dei suoi quarant’anni. “E’ un riassunto - sintetizza d’Ambrosio – di quello che ho fatto, di quello che ho visto e letto, di quello che mi ha colpito e mi è rimasto”.
Da sempre “innamorato” della poesia, D’Ambrosio apre l’album con “La ballata delle donne” la celebre poesia di Edoardo Sanguineti. “Appeno ho letto la poesia – racconta il cantautore - ho preso la chitarra ed ho cominciato a cantare. E’ nata così, in cinque minuti questa canzone”. Una ballad classica che veste di ancor maggior forza le parole del poeta genovese e che sottolinea la figura “terrena” e quasi salvifica della donna, senza snaturarla nel suo essere compagna e madre: “Perché la donna non è cielo, è terra/ carne di terra che non vuole guerra:/è questa terra, che io fui seminato, /vita ho vissuto che dentro ho piantato,/qui cerco il caldo che il cuore ci sente,/la lunga notte che divento niente./ Femmina penso, se penso l’umano/ la mia compagna, ti prendo per mano”. Un brano quanto mai attuale così come le canzoni che toccano temi importanti come la guerra in Palestina (Lettera dalla Palestina) e la storia di Stefano Cucchi (Scese lenta l’ultima neve). E ancora echi di poesia in “Aprigli la testa”, ispirata da una poesia di Cummings e i “I Re del mazzo” un filastrocca che potrebbe incontrare il favore dei bambini, che ricorda le liriche di Lorca.
L’album (Etichetta Latlantide) è prodotto dallo stesso D’Ambrosio con gli arrangiamenti di Fabio Fraschini e musicalmente è curato con grande classe e raffinatezza, tra ballad ed echi di jazz.
|