1) Madwork, il vostro percorso artistico in tre aggettivi.  La band MADWORK ha una storia artistica elaborata, nella propria decennale carriera ha sperimentato ed affinato diversi generi e stili musicali seguendo l'onda interiore dell'intuizione e dell'emozione. Ma i tre aggettivi che ci hanno colpito di più, e che abbiamo mutuato fino a fare nostri, sono quelli che aprono la recensione fatta nel 2005 da una webzine italiana per il nostro primo album "Overflow": arrembante, aggressiva ed a tratti inebriante.
2) Un mix di atmosfere elettroniche ed arpeggi melanconici. Vi definite come una band electronic metal italiana. Quali sono i vostri riferimenti artistici?
Nel corso degli anni siamo stati e ci siamo definiti in vari modi, a seconda delle influenze personali e del mood della band. Siamo passati da una fase progressiva ad una più dark esplorando nel frattempo ogni zona dell'ambiente rock/metal, mescolando elementi musicali differenti a beneficio della composizione. La nostra principale cura la poniamo nel costruire le strutture musicali ed a bilanciarne le varie componenti ad esclusivo beneficio dell'equilibrio e della godibilità dei brani.
3) Provenite tutti dallo stesso background musicale? Quali sono le caratteristiche che ogni membro del gruppo ha portato con se ora che siete i Madwork?
Tra noi cinque sono relativamente pochi i punti di contatto negli ascolti. Siamo fondamentalmente cinque metallari (alcuni già dall'epoca della NWOBHM) ma non seguiamo filoni comuni. Questo ha consentito alla composizione di essere più aperta e contaminata. Essere una band con elementi eterogenei tra loro porta inevitabilmente ad uno stile crossover.
Luca (Tastiere e Loops) crea strutture ed equilibri, mediante la generazione di atmosfere che permettono di slittare, piroettare, creare ed appoggiarsi a sensazioni ed emozioni che rendono ogni brano carico di pathos e di dinamica.
Trigger (Basso) e Fabio (Batterie e Percussioni) cementano e delineano le fondamenta dei brani, tenendo tutti ben ancorati al terreno sonoro e delineando i limiti geografici e temporali di ciascuna canzone.
Nicolò (Chitarra) ha la mano, il sound e la tecnica per costruire muraglie sonore, finestre di arpeggi e melodie e percorsi obbligati attraverso panorami di incomparabile bellezza. Ma ha anche il cuore per costruire scale da percorrere in un fiato.
Jago (Voce) è un cantante dalla voce particolare e che ha una visione molto personale nella composizione delle linee melodiche del cantato. Riesce a dare ad ogni brano una collocazione inaspettata, a volte struggente altre straniante: è un anarchico del vocalizzo.
Marzio (Francone, Producer della band dal 2012) che con le sue profondissime conoscenze tecniche e l'estro musicale nel trasformare qualunque fraseggio apparentemente statico in una stupefacente manifestazione di genio compositivo ha aiutato la band a trovare una maggiore percezione della propria identità.
Sante Alagia
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