Paologatto è un artista attivo dal 1994 sui palcoscenici teatrali e nelle piazze, in veste di cantautore, attore, regista e clown. Nel 2002 il sodalizio con Savio Cannito (Dj producer, compositore e arrangiatore divenuto suo produttore e manager) lo porta a convogliare le sue poliedriche esperienze in un nuovo ed ambizioso progetto musicale; il Progetto Paologatto. Il sodalizio è fondato sui percorsi artistici dei due, che trovano nella fusione delle loro differenze una forza trascinante e innovativa, figlia della musica d’autore quanto della sperimentazione. Nel 2006 produce le demo di due EP (Smettere; Perle e Briciole), e dell’ LP “Nella Scatola”. Nel giugno 2008 pubblica in duplice versione (italiana e spagnola) il singolo “Un po’ più bella” che da subito ottiene ampi consensi di pubblico e di critica. Nel Febbraio 2010 Paologatto produce “Psicopatologie di una coppia moderna”, il disco che si rivela essere una conferma del suo talento. Abbiamo voluto approfondire la sua biografia:
1) Paologatto. Il tuo percorso artistico in tre aggettivi.
* Lungo (sono in pista dal 1995 circa, ormai); tortuoso (la strada della musica e delle arti non è mai spianata, e da qualche tempo le nuove tecnologie e i vari governi che si sono succeduti hanno contribuito a renderla sempre più difficile e accidentata); sfaccettato (ho seguito anche la via del teatro, dell'arte di strada, della poesia e della filosofia, tutte poi convogliate nell'altro nella musica).
2) Cantautore e Clown. Quanto e in che modo questi due percorsi si ibridano nelle tue produzioni? * Il clown non è mai una cosa che "fai", è una cosa che "sei". E’ un punto di vista su tutto ciò che ci circonda e su tutto ciò che hai dentro. Qualsiasi cosa io faccia, è qualcosa fatta da un clown. La conseguenza più evidente si può notare sul palcoscenico, dove il mio approccio al microfono, alla chitarra, allo spazio scenico, riesce sempre a strappare un sorriso al mio pubblico.
3) Esiste un genere nel quale ritieni di includerti? Quali sono i tuoi modelli di riferimento?
* Credo di suonare pop d'autore. Le mie influenze sono tante, e a volte non è così evidente il nesso tra ciò che ascolto e mi piace, e ciò che poi scrivo e suono. Le orecchie più attente possono ritrovare scampoli di De Andrè e cenni di Radiohead, assimilarmi a Bersani o Silvestri e tuttavia trovarmi differente da tutto. I miei sforzi consci vanno sempre in direzione dell'originalità e dell'esclusività. Ho dei modelli che fungono da monito, e sono li a fissarmi e a ripetermi di fare della buona musica. O almeno che sia buona per me, in completa onestà intellettuale.
4) Per te conta maggiormente la dimensione live o le registrazioni in studio? Perché?
* Sicuramente la dimensione Live. E’ per fare concerti e confrontarmi con gente reale, che ho scelto di trasformare questa passione in un mestiere. Suono per lo scambio di energie ed emozioni con il pubblico. La dimensione "studio" è importante perché sai che ciò che registri resta indelebile e si può riascoltare all'infinito, quindi richiede una precisione in più. Ma a volte quella precisione, o la sua ricerca, plagia parecchio l'emozionalità del gesto artistico.
5) Smettere, uno dei tuoi brani che ha ottenuto numerosi riconoscimenti premi. Descrivicelo.
* "Smettere" è stato il mio secondo singolo, ed anche il brano del mio primo videoclip ufficiale. L’ho scritta quasi 10 anni fa, e parla della mia peggiore ossessione: quella di non riuscire MAI a smettere di pensare. Ho il cervello che mi va in fumo, a volte, e dopo 10 anni è ancora esattamente così. E’ come se il pensiero fagocitasse se stesso, bloccandoti fisicamente. é come se pensi a così tante cose da non riuscire a far niente di pratico, di reale. E invece, come auspico nella canzone, "vorrei poter dormire senza smettere di fare" .
6) Quali sono i tuoi progetti futuri?
* Sono in giro a fare concerti, e nel frattempo mi preparo con la mia band per le registrazioni del mio prossimo disco, di cui non anticipo nulla per scaramanzia, ma che parlerà di temi molto vicini al sociale e alla situazione politica di totale inaridimento che ci tocca vivere in questi duri anni. E, come tutti, mi preparo alla resistenza!
Sante Alagia
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