 In occasione della ristampa di novembre, vale la pena riascoltare o ascoltare per la prima volta l’album di debutto dei padri del grunge.Con una formazione precedente a quella definitiva- infatti troviamo alla batteria Chad Channing e Dale Crover in Floyd The Barber, Paper Cuts e Downer- , il gruppo di Seattle irrompe sulla scena con tredici tracce esplosive. Bleach è prodotto da Jack Endino per seicento dollari, come si premurano di scrivere sul retro dell’album. La voce di Kurdt (come amava firmarsi) è ruvida e graffia melodie energetiche, fatte di batterie sostenute, bassi intensi e chitarre aggressive. Nessuna ballata, ma un susseguirsi di brani adrenalinici e accattivanti, accompagnati da testi oltraggiosi quanto basta, resi ancora più intensi dalle urla sforzate e disperate di Kurt. Bleach racchiude in sé tutte le tematiche che verranno sviluppate negli album successivi della band: l’irrequietezza, l’amore, la paura, la confusione, l’inadeguatezza di fronte alla società. Sono presenti anche riferimenti alle vicende personali e familiari di Kurt, che da sempre hanno condizionato e influenzato la sua fantasia compositiva, in brani come Mr. Moustache e Paper Cuts. Famoso il singolo About a Girl, scritto per Tracy Marander, all’epoca ragazza di Kurt, che ha scattato le foto i cui negativi sono diventati copertina dell’album. La potenza di Bleach risiede nell’ ingenuità e nell’inconsapevolezza. L’ingenuità e la freschezza, infatti, costituiscono il filo conduttore del disco, rendendolo un esperimento musicale ben riuscito. E ,allo stesso tempo, il gruppo non conosce la forza innovativa e il potenziale destabilizzante dell’album. Con Bleach inizia a muoversi qualcosa nel panorama alternativo di Seattle, ma siamo solo nel 1989, bisognerà aspettare il 1991 perché ci si accorga del fenomeno Nirvana. Ottimo album d’esordio, pervaso da quel “ronzio d’amore” di cui canta Kurt nella quinta traccia.
Emanuela Spagnuolo |