"The Beat Goes On"è il nuovo album della cantautrice e musicista Elisabetta Antonini, che pubblica su etichetta Candid Records .  Un concept album , quello della Antonini, un inno alla libertà ed un omaggio alla Beat Generation, interamente pensato sulle voci e le parole dei poeti beat,come a poeti come Kerouac e Ginsberg, dal contenuto musicale vario ed originale che passa dal jazz di Monk al folk di Bob Dylan, dove trovano spazio sonorità elettroniche e sintetiche, composizioni dai chiari tratti melodici, alcuni jazz tunes di energico bebop e momenti di improvvisazione collettiva di ampio respiro e ricchi di lirismo.
“The Beat Goes On” riunisce attorno alla Antonini alcuni grandi nomi del jazz italiano: Francesco Bearzatti (sax tenore clarinetto), Luca Mannutza (pianoforte), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), e Marcello Di Leonardo (batteria). Progetto e formazione danno all’album un respiro internazionale, riconosciuto anche da un nome di spicco come Alan Bates: la sua etichetta Candid Records, che per la prima volta inserisce un’artista italiana nel suo catalogo, distribuirà il disco in tutto il mondo.
I brani, per la maggior parte originali e tutti scritti da Elisabetta Antonini, prendono spunto e commentano i temi del viaggio, degli stati allucinatori e dell’estasi, della contemplazione mistica e dell’amore cosmico, del rifiuto delle convenzioni, della chiaroveggenza poetica, dell’esaltazione procurata dal jazz e dei jazzisti come espressione di autenticità e libertà, e utilizzano sia le parole che le voci dei poeti stessi. Kerouac, Ginsberg, Burroughs e Corso diventano così, brano dopo brano, i veri protagonisti di questo progetto in un dialogo creativo e singolare col materiale sonoro.
Il lavoro di Elisabetta Antonini - qui impegnata non solo alla voce e agli effetti ma anche negli arrangiamenti e in tutte le composizioni originali - nasce da una selezione accurata e creativa delle pagine di poeti e scrittori, per ognuno dei quali la musicista ha ricreato un mondo sonoro ad hoc: dal bebop al funk, passando per i colori della West Coast, l’improvvisazione pura e l’avanguardia degli anni ’60. Tutto accompagnato da registrazioni d’epoca delle voci degli autori stessi, montate in sequenze che diventano parte integrante della struttura dei brani.
A questo si aggiunge la sperimentazione di tecniche letterarie in ambito musicale, come succede per il “cut-up” reso celebre da William Burroughs: al posto di foglie e di parole, la musicista ha tagliato e ricomposto frammenti di improvvisazione dei singoli musicisti. Dettagli che svelano la volontà di confrontarsi non solo con stili differenti ma con tecniche diverse – ben oltre la vocalità – e una forte consapevolezza nell’uso della tecnologia al servizio del progetto.
[video https://www.youtube.com/watch?v=KMUV4KCkvfA]
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