 Inizia con una risata ed un ritmo in sottofondo, riprodotti al rallenty; si chiude con il rumore di una motosega. Nel mezzo, nelle 15 tracce del nuovo album di Zibba & gli Almalibre c’è tutto il mondo. Tutto il loro mondo, che in realtà è un po’ anche quello di tutti noi. Una cura per il freddo è ciò che ci prescrivono questi cinque ragazzi della Liguria. Un titolo che altro non è che il complimento che più frequentemente ricevono dai loro fan: “la vostra musica scalda il cuore”. Passa attraverso luoghi e situazioni, mentre il vento Soffia leggero, un vento carico di parole che “non furono mai soltanto scusa per far tremare l’aria”, ti accompagna nel lungo cammino, ed al termine dell’ascolto ti senti addirittura stanco per il viaggio intrapreso. E’ un album “itinerante”, registrato tra la Liguria, la Toscana, Dublino e Parigi; suoni, colori e sapori che si possono ritrovare – ora l’uno, ora l’altro – in tutte le tracce. Un disco sorprendentemente vario. Non c’è una traccia uguale all’altra…alcune non sembrano addirittura nemmeno uguali a loro stesse…se non fosse per il tema che fa da collante: l’amore, anzi… “aMMore”. Quello di aMMami, primo singolo estratto dal disco, dove un uomo, tra le note delle danze paesane, fa di tutto per convincere la sua donna affinché gli si conceda in quella notte di festa, senza cercare più scuse, senza tergiversare oltre, cercandosi in un classico gioco di sguardi, dediche e sfottò. L’album risulta strutturato, non concepito, in una soluzione di continuità tra le 15 tracce, che ne rende piacevole l’ascolto e incuriosisce l’ascoltatore su ciò che seguirà…per poi destabilizzarlo con un messaggio improvviso come quello di Rockenroll: un brano che, come dicono le voci che lo annunciano, non c’entra assolutamente con il resto dell’album, ed è vero, ma comunque a suo modo sa farsi apprezzare…sta a voi scoprire il perché! Personalmente ho molto apprezzato poi la profondità ed i contenuti messi in evidenza narrando La saga di Antonio, questa storia di un uomo comune, come potrebbe esserlo stato mio nonno o quello di ciascuno di voi, in un contesto come quello italiano del dopoguerra…o dei giorni nostri…si perché passano gli anni, cambiano i luoghi, suoneranno cose nuove, ma la “musica” non cambia, sempre quello è l’andazzo… Parlavamo di viaggi, di luoghi, di arrivi e partenze. Vien subito da pensare ad una stazione ferroviaria, ed all’Odore dei treni, una requisitoria che ricorda il duro monologo di Edward Norton/ Monty Brogan del film di Spike Lee La 25ª ora, in cui il protagonista si scaglia contro tutto e tutti, quando poi alla fine l’unico artefice del suo destino è imputabile nient’altro che a sé stesso. Ma dopo un lungo viaggio, giunge finalmente il tramonto, ed alla sera si festeggia, al suono di una chitarra ed un violino scordati, al ritmo di canti e balli irish-style, come si potrebbero udire nelle umide osterie e nei pub di una piovosa Dublino, dove ci si ritrova una, due, tre, Quattro notti, per ballare ubriacarsi divertirsi e fare l’amore. In conclusione, quest’album è senza dubbio una piacevole compagnia in ogni momento, non solo come “rimedio” nelle gelide notti invernali. Quindi fate la valigia e partite alla volta del mondo, perché dopo quest’inverno infinito, avrete sicuramente bisogno anche voi di Una cura per il freddo.
La track-list
1. Mahllamore 2. Ordine e gioia 3. Una parola, illumina 4. La saga di Antonio 5. Ammami 6. Dauntaun 7. Bon voyage 8. Scalinata Donegaro 9. L'odore dei treni 10. Soffia leggero 11. Rockenroll 12. Tutto è casa mia / Soffia leggero swing reprise 13. Una parte di te 14. Quattro notti 15. Dove vanno a riposare le api
Giuseppe Puppo
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