Eccoci qui per il nuovo appuntamento con la rubrica " Alla ricerca del talento perduto". Nella puntata di oggi la nostra Alessia ci parlerà di Nevruz, partecipante della nuova edizione di X- Factor. 
Calano le temperature, diminuiscono le ore di luce ma i talent show (o presunti tali) non si fanno certo intimidire dall’arrivo della ‘brutta stagione’, anzi! Sono lì, pronti a scaldarci pomeriggi, l’ora di cena e le serate.
Mi soffermerei proprio sul verbo ‘scaldare’. Perché? Perché Nevruz (io le minacce, bene o male, le mantengo sempre), a detta di Antonella Elia (dico una cosa tanto brutta se ammetto che, durante un suo storico, sebbene leggermente grottesco, scontro con Alessandro Rostagno io tifavo per quest’ultimo?) è come una casa in fiamme. L’immagine è poesia da diario di adolescente quanto basta per segnalarci un paio di cose: una riguarda Antonella Elia, ma, ai fini del discorso di stasera, non ci interessa granché, l’altra, invece, ha a che fare con lui, con questa figura alla quale, almeno un merito (anche di un certo rispetto) va riconosciuto: è destabilizzante (almeno al primo impatto).
Destabilizzante, in primo luogo, a livello strettamente vocale.
Sì, perché quando si parla di ‘fare propria’ una canzone, Nevruz la fa sua nel senso che è capace di infilare note e stonature che, nella versione originale non c’erano mica! E mentre ‘canta’, si produce in tutta una serie di ‘theatrics’ che fanno da contorno ad uno che, volenti o nolenti, è un ‘personaggio’. Nevruz è il figlio partorito dal mal di testa di Stefano Belisari in arte Elio (un vero re della musica italiana, e chi afferma il contrario lo chiudo in una gabbia con la Maionchi stizzita).
E pur tuttavia, qualcosa non convince, o almeno, non convince me, personalmente.
Io, se dovessi trovarmi seduta sull’autobus accanto ad Antonella Elia, sarei capace di dirle:”Anto, ascolta, io non dico che di musica ne capisco più di te, ci mancherebbe, però…sai, la mia innata superbia mi porta a dirti che, per la mia modestissima visione, Nevruz più che una casa in fiamme, ricorda un esperimento di innesto genetico tra i Led Zeppelin tutti insieme, Ozzy Osbourne dopo la dieta a base di pipistrello e un muppett a caso. E mi riferisco esclusivamente all’aspetto esteriore. Sai, l’estetica, Anto…”
Ok, è vero, stiamo sempre tutti a dire:”eh, ma la musica italiana è piatta, eh ma non c’è niente di nuovo, eh, ma ‘sti ragazzini cantano tutti alla stessa maniera”. Poi ci presentano un tipo come Nevruz e non ci va bene nemmeno questo (uso il plurale perché altrimenti, le mie svariate personalità si potrebbero risentire). Ma il motivo del nostro:”no!no! e ancora no!” ruggito battendo i piedini, risiede proprio (ah, l’ironia della vita) nel fatto che Nevruz sia ‘un personaggio’. Ma nel suo essere un personaggio, non c’è niente di ‘veramente nuovo’ (ok, il discorso può essere esteso un po’a tutti i partecipanti di quest’anno, il cui portabandiera, a mio modesto avviso, è la vecchia new entry Dami). Passiamo sopra al fatto che, oggettivamente, non sappia cantare (del resto la storia della musica di qualità e non pullula di personaggi e miti che, a dirla tutta, non è che avessero chissà che facoltà canore), o, quantomeno, proviamoci. O, meglio ancora, proviamo a fare come Elio, che vede, nella non perfezione del canto nevruziano, una marcia in più, questo ‘x-factor’ che tutti cercano, tutti vogliono ma nessuno ha ben chiaro cosa sia. Bene. Se, però, procediamo a ‘spogliare’ (fate finta che abbia usato un altro verbo) Nevruz, se gli togliamo tutti i parafernalia che lo adornano e, ancora di più, lo priviamo dell’aura di personaggio che si è costruito tramite l’impiego di una certa estetica ed un certo atteggiamento che ci rimane? Niente. Lo so che dicendo così, domani mi ritroverò assediata da orde di nevruziani oltraggiati che cercheranno di farmi fuori facendomi ascoltare la versione di ‘Noi, ragazzi di oggi’ del loro beniamino (ce ne vuole cari miei, perché io, la versione originale, la tengo, insieme ai Bauhaus, Joy Division e Siouxsie nel mio iPod!). Lo so. Però quel che va detto va detto. Sono e rimango dell’idea che il personaggio va bene e ci sta tutto, ma un po’ più di sostanza non dispiacerebbe.
Alessia Signorelli
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