Buonasera a tutti i nostri followers! Oggi largo alle recensioni! Degli ultimi album prodotti dagli artisti iscritti a RadiostarTV.  Laura Passador ha voluto recensire per noi " A Story has no beginning or end", il nuovo album del gruppo indie rock Daisy Chains.
Vi ricordo inoltre che se avete prodotto un videoclip, iscrivendovi a RadiostarTV potreste avere la possibilità di guardarlo su RaiUno. :-)
Buona lettura!
Sante Alagia
A STORY HAS NO BEGINNING OR END è il secondo album dei Daisy Chains, band indie rock nata nel 2008 tra Bergamo e Lecco, e prodotto assieme all’etichetta Rocketman Records. Carlo M. Pinchetti (voce e chitarra), Andrea Melesi (batteria e cori), Davide Tasso Tassetti (chitarra), Giovanni Corvo Melesi (basso) si sono chiaramente ispirati alla scena anglosassone e ai loro idoli Clash e Velvet Underground, creando però un lavoro del tutto originale.
ARROGANCE è chiaramente influenzata dalle sonorità degli Smiths, orecchiabile e perfetta come singolo a sé. THE END OF THE AFFAIR, titolo del libro di Graham Greene da cui è preso anche lo stesso titolo dell’album, è dominata dall’armonia creata dalle chitarre e da una voce con un timbro più basso. ONE FOR ME ha un bel ritmo variato e ricorda un po’ sonorità della new wave inglese. SO FAST è decisamente punk, ritmica che non passa inosservata e un ritornello che rimane impresso. DON JUAN AUX ENFERS, poesia di Baudelaire, che dà il titolo a questa ballata indie-punk e una dirty voice che ricorda molto un Julian Casablancas in ‘Is This It’. MUCH BETTER, altra ballad ritmata, è una fantasia di chitarre. HAPPY INSTEAD ricorda un po’ gli Strokes dei tempi migliori, prendendone i punti di forza e rielaborandoli secondo lo stile proprio del gruppo, facendone un brano straordinariamente sorprendente. THE TIME THAT WE’RE WASTING scorre via veloce, trascinando l’ascoltatore in una spirale di suoni lampeggianti. SHE’S GOING, introdotta dalla voce del batterista, rallenta il ritmo per poi riprendere velocità e sfociare in un ritornello killer. VISIONS OF MADNESS, di chiaro stampo new wave, un po’ Cure ultima maniera, è una perfetta chiusura per quest’album.
Tirandone le somme, è un album che si ascolta tutto d’un fiato, molto ben arrangiato e mai noioso, sicuramente uno dei più interessanti dell’attuale scena indie rock italiana. L’unica pecca potrebbe essere che presentando testi completamente in inglese, non è sempre facile comprenderli del tutto e l’accento marcatamente lombardo potrebbe risultare indigesto a chi è abituato alle band d’oltremanica.
Voto: 8.5/10
Laura Passador
|