Buongiorno a tutti i nostri followers! Siete tutti ritornati dalle vostre vacanze? Qui il caldo si fa ancora sentire già dalle prime ore del mattino... Quindi ecco a voi, calda calda una nuova recensione. Loro sono i La Victoria, band che tutti voi avete avuto modo di conoscere grazie alla nostra corrispondente Laura Passador, che ha deciso di intervistarli la scorsa settimana. Oggi vogliamo apprezzare anche la loro musica. Ecco a voi "La Victoria"!, disco omonimo del gruppo. Caldo caldo per voi, su Fattorie Musicali! :-)  Sante Alagia
La Victoria sono una band romana formata da Ermanno Finotti (voce), Dario Gambioli (voce, basso), Federico Nardelli (voce, chitarra), Valerio Brunori (chitarra), Gianluca Neroni (batteria). Dopo essere stati apprezzati in Europa e in Giappone con un progetto precedente, hanno deciso di cambiare direzione condensando esperienze passate e influenze musicali individuali nell’album omonimo, uscito il 18 marzo 2011.
La copertina, volutamente provocatrice, simboleggia appunto la nascita. Apre il disco un pezzo rock uptempo intitolato “Ritento, sarò più fortunato”, che sembra quasi un augurio autoreferenziale. “In fuga da me”, il singolo estratto per promuovere l’album, non rende giustizia allo stesso; una ballata rock piuttosto orecchiabile, ma che non dà molto l’idea dell’ottimo potenziale della band. Per i pezzi migliori bisogna arrivare a metà disco: “E’ lontana la città” ricorda molto lo stile di Hendrix, mentre “Anna Moore” è una ballad dal sapore anni ’60. Altri due brani che colpiscono sono la trascinante “Da uomo a uomo”, che ricrea atmosfere alternative rock, e “Vivo(?)”, canzone ritmata al piano e striata di pop. “Bambola Russa” la vedrei bene come pezzo sanremese, mentre “7” è interessante per i cori e l’arrangiamento. “La finale” colpisce per la parte di batteria e il riff che ricorda qualche brano degli Oasis. L’influenza di una band come i Litfiba è chiara in “Io sono Dillinger”, ma poi si passa anche al folk col banjo di “Scatola di carta”, la cui conclusione ricorda l’intro di “Promises” dei Cranberries. Poteva mancare il funky in questa tavolozza variegata di stili? Ovviamente no, e il puzzle viene completato da “La grande ingiustizia”.
Un esordio promettente per un gruppo che sa mischiare sapientemente i vari generi, senza mai risultare banale o ripetitivo.
Voto: 8.5/10 |